Il principale Santuario Mariano della diocesi di Trento

La Madonna di Piné

Il Santuario della Madonna di Caravaggio in Pinè costituisce la più importante mèta di pellegrinaggio nell’Arcidiocesi di Trento. Il complesso, che consta di diversi edifici e luoghi sacri, sorge a Montagnaga, una piccola frazione del comune di Baselga di Pinè, e da tre secoli è meta di pellegrinaggi provenienti sopratutto dalle zone del Triveneto ed in generale dal Nord Italia.

Nel Santuario vero e proprio si venera una preziosa immagine dipinta su tela (ritenuta miracolosa dalla tradizione popolare) che raffigura la Madonna di Caravaggio, la cui storia si intreccia con quella di cinque apparizioni della Santa Vergine alla veggente Domenica Targa, originaria del luogo, avvenute tra il 1729 e il 1730.

Oltre al Santuario, e non molto distante da esso, si trova la suggestiva conca della “Comparsa” con il monumento bronzeo che ricorda l’episodio della prima apparizione. E’ un luogo molto visitato in ogni stagione dell’anno, suggestivo sia per il bosco che lo circonda, sia per il clima di silenzio e di pace che vi si respira.
Qui convergono i Pellegrinaggi più numerosi, qui si svolgono le Celebrazioni ​più partecipate dalla primavera all’autunno.

Poco prima, sul colle, si erge imponente il Monumento al Redentore che custodisce copia fedele della Scala Santa, venerata a Roma nei pressi di S.Giovanni in Laterano; ognuno dei suoi gradini è impreziosito da delle teche contenenti terriccio o pietre provenienti dai luoghi della Storia della Salvezza. ​I pellegrini la salgono in ginocchio, meditando la Passione del Signore.

Santuario di Montagnaga di Piné

La prima apparizione al “Palustèl”, oggi Conca della Comparsa. Affresco di Duilio Corompai nel catino absidale della chiesa-santuario di Montagnaga.

​È la conca naturale che si apre tra i boschi a sud di Montagnaga e che già nel 18° secolo era caratterizzata da una radura erbosa (oltre che paludosa, tanto da essere denominata “Palustèl”). In quella radura, Domenica Targa – ma probabilmente non soltanto lei – era solita portare al pascolo il poco bestiame di proprietà della sua famiglia. È esattamente il luogo tradizionale della prima apparizione, che si sarebbe verificata il sabato 14 Maggio del 1729.
Esso diventò ben presto meta di pellegrinaggio, analogamente – se non in misura anche maggiore – alla cappella che custodisce l’immagine taumaturga nella chiesa parrocchiale di Montagnaga.

​A ricordo dell’evento vi fu collocato, su basamento circondato da cancellata in ferro battuto, un monumento-memoriale a cura dello zelante Rettore don Giuseppe Zanotelli: analogamente alla raffigurazione su tela, opera della pittrice E.Zambaiti nella chiesa-santuario di Montagnaga, rappresenta plasticamente l’apparizione della Madonna a Giannetta Varoli a Caravaggio.

​Le statue della Vergine e della veggente inginocchiata davanti a lei (in grandezza quasi naturale) sono in ghisa, opera realizzata in una fonderia di Lione nel 1887 e benedetta solennemente dal Vescovo E.Carlo Valussi il 14 Maggio di quello stesso anno.

È in questo luogo che – dalla primavera inoltrata all’inizio dell’autunno – si tengono i raduni e le Celebrazioni più importanti, specie in occasione di grandi pellegrinaggi.
Anche per la sua conformazione di radura naturale tra i boschi l’ambiente si presta degnamente al raccoglimento e alla preghiera.

Le Apparizioni

La 1ª apparizione, 14 maggio 1729

​​Un certo Giacomo Moser, pio contadino di Montagnaga, al principio del secolo XVIII si era recato più volte al santuario della Madonna di Caravaggio, e da uno dei suoi viaggi aveva portato un’Immagine della Madonna che esponeva su un altare della chiesa di Montagnaga – dedicata a S. Anna – il 26 maggio di ogni anno. Il racconto delle grazie e delle feste di Caravaggio suscitava in molti il desiderio di recarsi nel celebre santuario bergamasco. Fra gli altri c’era anche una giovane di nome Domenica Targa (9 agosto 1699 – 24 ottobre 1764), nata in un paesino vicino a Montagnaga chiamato Guardia. Le era però difficile ottenere il consenso dei genitori. Verso il mezzogiorno del sabato 14 maggio 1729, Domenica stava con i suoi armenti nella conca del “Palustel” (oggi detta “Comparsa”). A un tratto, tutte le bestie, come colte da terrore, si mettono a fuggire disorientate. Domenica, che stava recitando il rosario, esce in un’esclamazione: “Gesù, Maria, aiutatemi!”. Appena pronunciata l’invocazione, vide davanti a se una bellissima Signora in vesti candide come la neve. “Figlia mia, che fai?” le chiese. “Recito il rosario”, rispose Domenica. La Signora la lodò e, dopo averle fatto esprimere l’ardente desiderio di recarsi a Caravaggio, soggiunse: “Ubbidisci a me. Non andare a Caravaggio. Invece, la sera della festa dell’Ascensione, (quell’anno era il 26 maggio) rècati nella chiesa di S. Anna, dove sarà esposto il quadro della Beata Vergine di Caravaggio. Tu inginocchiati sul primo gradino dell’altare: vedrai una cosa bellissima”.
“Chissà se i miei genitori mi permetteranno di andare a Montagnaga a quell’ora!” osservò la fanciulla. “Non temere, te lo permetteranno di sicuro!” soggiunse la bella Signora, e scomparve».

La 2ª apparizione, 26 maggio 1729

Venne il 26 maggio 1729, festa dell’Ascensione. Senza eccessive difficoltà, Domenica poté intervenire alla funzione nella chiesa di Montagnaga. Si cantavano, quel giorno, anche le litanie dei Santi, per ottenere il dono della pioggia. All’invocazione “Omnes sancti Martyres” Domenica Targa si piegò sul fianco destro, e rimase in quella posizione, come estranea a quanto succedeva intorno, finchè la funzione fu finita. Quando i sacerdoti, uscendo dalla sacrestia, la richiamarono alla realtà, si lamentò di essere stata tolta da una dolce visione: vedeva la Vergine Santissima con il Bambino in braccio; nella destra aveva il rosario e stava invitandola a manifestare la sua apparizione a tutto il popolo presente. Naturalmente, ci furono anche gli scettici: specialmente tra il clero. Ma la pia giovane, prima di tornare a casa, fu costretta da una forza interiore a proclamare, per tre volte, le meraviglie della Vergine Maria e la sua presenza.
Intanto, pur tra vari commenti e contrasti, cominciò a svilupparsi una particolare devozione per la Vergine Santissima di Caravaggio anche sull’altare della chiesa di S. Anna in Montagnaga. Lo zelante Giacomo Moser fece preparare dalla pittrice trentina Elena Zambaiti un nuovo e più grande quadro della apparizione della Madonna alla veggente Giovanetta Varoli, testimone delle apparizioni che furono all’origine del celebre Santuario nel Bergamasco. E’ la sacra Immagine che tuttora veneriamo a Montagnaga di Pinè, mentre il canonico mons. Girolamo conte Bucelleni, fece ricostruire l’altare nella forma in cui lo vediamo oggi. Tutto fu preparato con tanto zelo e rapidità, che già 1’8 settembre dello stesso anno 1729 si poté procedere alla benedizione del nuovo altare. Era stato predisposto un rito solenne con la partecipazione del pievano di Pinè.

La 3ª apparizione, 8 settembre 1729

Già la gente di Montagnaga si trovava raccolta in chiesa, e si sentivano arrivare le invocazioni del popolo che veniva processionalmente da Baselga, quando la Vergine SS. apparve alla Veggente con il Bambino sulle braccia, ma questa volta ferito e sanguinante, ed era seguita dai santi Gioacchino, Anna e S. Giuseppe. La SS. Vergine stessa benedisse il quadro, e poi – dopo aver imposto a Domenica di gridare per tre volte “viene la Beatissima Vergine” – assicurò che quello sarebbe stato il luogo nel quale avrebbe accolto le preghiere dei suoi devoti. Mostrando, poi, le ferite del suo divin Bambino, spiegò che esse erano causate dai peccati, ed esortò a pregare molto per la conversione dei peccatori. Naturalmente, anche questa volta, Domenica Targa incontrò scetticismo, specialmente da parte del pievano di Baselga.

La 4ª apparizione, 10 settembre 1729

La SS. Vergine, quasi a consolare Domenica, le apparve due giorni dopo per la quarta volta, nella località detta “Pralongo”, e la esortò a esporre tutto al suo confessore, don Michele Bernardi, che l’avrebbe aiutata. Difatti fu così. L’Autorità diocesana promosse un regolare processo canonico, che durò più anni, e che si concluse con l’autorizzazione a celebrare solennemente la festa dell’apparizione di Maria in Montagnaga nel giorno 26 maggio.

Il Processo ecclesiastico

Con rescritto del Vicario generale capitolare della nostra diocesi, dato il 17 maggio 1730, il sacerdote Antonio Flamacino, esaminatore prosinodale ed economo della Camera vescovile, venne deputato a procedere all’esame dei fatti straordinari avvenuti nel paesello di Montagnaga. Il processo incominciò il 20 maggio 1730 nel castello del Buon Consiglio in Trento, fino al 23 dello stesso mese, e il 22 agosto dello stesso anno fu ripreso nel paese di Montagnaga, ove s’era portato a tal uopo il delegato Flamacino. In Trento, durante l’interrogatorio del 22 e 23 maggio, la buona pastora narrò per filo e per segno, la storia delle quattro apparizioni ond’era stata favorita dalla Madonna e che furono narrate fin qui in compendio dietro la scorta degli atti originali del processo: e in Montagnaga, allorché, questo venne colà ripreso, ella confermò le deposizioni fatte in Trento, senza punto contraddirsi. Se non che durante l’interrogatorio subìto in Montagnaga, la Targa poté narrare anche un’ulteriore apparizione della Madonna avvenuta dopo la chiusura del processo di Trento (quinta apparizione), della quale si dirà subito brevemente, osservando che questo nuovo fatto meraviglioso ci venne fatto conoscere per la prima volta soltanto dagli atti originali del processo venuti in luce sul finire dell’anno 1893.